"Dagli anni '70 agli anni '80 c'è stata una forte spinta a cucinare di meno e a mangiare di più fuori casa: ci si è mossi verso un disequilibrio alimentare. Uno dei cambiamenti impercettibili è stato l'aumento delle confezioni e la corsa al cibo pronto e di grosse dimensioni. Al fast food, con poco denaro, si comprano pozioni di cibo che in un attimo fanno portare a casa 300-400 calorie in più; la stessa logica è stata adottata per le mense scolastiche. La dieta mediterranea, invece, parte da uno "zoccolo" vegetale, improntato sull'olio d'oliva, che ne ha sempre connotato la qualità. E' da questo che bisogna ripartire per migliorare la qualità delle mense scolastiche, definendo un nuovo sistema valoriale per il cibo. Sarebbe importante che le scuole rivalutassero l'importanza dell'alimentazione attraverso percorsi gastronomici e fattorie didattiche, portando i ragazzi direttamente dal produttore, dando valore all'orto, alle stagioni, ai contadini". Parole di Augusta Albertini, Responsabile U.O. Nutrizione della AUSL di Bologna, intervenuta al convegno sulla Dieta mediterranea in occasione del Salone Agroalimentare Ligure.
Fra i temi forti "sul tavolo", la nutrizione, il gusto, la situazione sanitaria ed i disturbi alimentari, con un'attenzione particolare alla "questione peso" che è sempre più preoccupante fra i bambini dell'Europa mediterranea (Grecia, Spagna, Italia).
Secondo l'antropologo David Bellatalla "Sarebbe importante per i ragazzi ascoltare la voce di chi produce e coltiva. Abbiamo la necessità che i ragazzi non si allontanino dalla loro terra ma, anzi, ne apprezzino l'energia vitale e la produttività: ciò può avvenire soltanto attraverso la parole del coltivatore diretto, dalla sua passione. Così il cibo - sostiene Bellatalla - diventa favola e recupera il suo senso simbolico più autentico: niente confezioni, niente "logica seriale". Al loro posto, un sano ritorno a 'mettere le mani nel piatto', cioè scoprire che la bontà del cibo viene dal sapore della terra e non da formule chimiche e ingredienti di scarsa qualità".
Tradizione è sinonimo di salute e benessere. Al convegno è stato presentato uno studio sulla dieta mediterranea ed i ragazzi, e ne sono emersi dati confortanti. Chiedendo al consumatore cosa ne pensa dei prodotti della terra, per la stragrande quantità degli intervistati, il prodotto della tradizione è compatibile con la salute ed il benessere. E ci sono indicazioni rilevanti anche riguardo agli aspetti etici. Solo di recente si è cominciato a credere che il cibo sano è anche un cibo prodotto senza lo sfruttamento del lavoro. Un monito per tutti. Investire sulla qualità del cibo per rendere un buon servizio anche alla nostra salute.
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